Qualche volta - sulle stragi che lo Stato italiano ha voluto coprire
per i motivi più diversi - si arriva a un passo dalla verità. E' quel
passo che separa la certezza politica e giudiziaria di una verità dalla
indiviudazione altrettanto certa dei responsabilie; con nome e cognome.
Nel caso di Ustica, la sentenza della Cassazione è arrivata a questo punto. Ma non è difficile individuare i responsabili tra i vertici politici e militari d'allora. Tutti, nessuno escluso. Perché coloro che li sostituirono, nel corso del tempo, hanno coperto quanto fatto dai loro predecessori, depistando tutte le indagini in ogni modo possibile e immaginabile.
Il "depistaggio" delle indagini sul disastro aereo di Ustica deve considerarsi "definitivamente accertato" e per questo serve il nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. Lo ha deciso la Cassazione, ma solo per dare ragione al ricorso degli eredi della proprietà dell'Itavia, che nell'ipotesi del "collasso strutturale" dell'aeromobile sarebbero stati "colpevoli" (per via ereditaria!) della strage.
Con una nuova sentenza della Terza sezione civile depositata oggi, la Cassazione torna ad occuparsi di Ustica e lo fa accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva spudoratamente sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato, nonostante i depistaggi. Per la Cassazione il verdetto d'appello "erra" ad escludere "l'eventuale efficacia di quella attività di depistaggio" e l'effetto sul dissesto.
La tesi "del missile sparato da aereo ignoto", quale causa dell'abbattimento del DC9 Itavia caduto al largo di Ustica il 27 giugno 1980, risulta "oramai consacrata" anche "nella giurisprudenza" della Cassazione. Ad avviso dei supremi giudici, comunque, dal momento che è accertato il depistaggio delle indagini da parte di ufficiali dell'Aeronautica diventa anche "irrilevante ricercare la causa effettiva del disastro", e questo "nonostante la tesi del missile sparato da aereo ignoto, la cui presenza sulla rotta del velivolo Itavia non era stata impedita dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, risulti ormai consacrata pure nella giurisprudenza di questa Corte". Ora i due Ministeri torneranno sotto processo.
Ma ai soli fini "civili"; ovvero per quantificare "il danno" subito dai parenti delle vittime. I responsabili, come l'aereo, sono stati inghiottiti dal mare.
Fonte: contropiano.org
Nel caso di Ustica, la sentenza della Cassazione è arrivata a questo punto. Ma non è difficile individuare i responsabili tra i vertici politici e militari d'allora. Tutti, nessuno escluso. Perché coloro che li sostituirono, nel corso del tempo, hanno coperto quanto fatto dai loro predecessori, depistando tutte le indagini in ogni modo possibile e immaginabile.
Il "depistaggio" delle indagini sul disastro aereo di Ustica deve considerarsi "definitivamente accertato" e per questo serve il nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. Lo ha deciso la Cassazione, ma solo per dare ragione al ricorso degli eredi della proprietà dell'Itavia, che nell'ipotesi del "collasso strutturale" dell'aeromobile sarebbero stati "colpevoli" (per via ereditaria!) della strage.
Con una nuova sentenza della Terza sezione civile depositata oggi, la Cassazione torna ad occuparsi di Ustica e lo fa accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva spudoratamente sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato, nonostante i depistaggi. Per la Cassazione il verdetto d'appello "erra" ad escludere "l'eventuale efficacia di quella attività di depistaggio" e l'effetto sul dissesto.
La tesi "del missile sparato da aereo ignoto", quale causa dell'abbattimento del DC9 Itavia caduto al largo di Ustica il 27 giugno 1980, risulta "oramai consacrata" anche "nella giurisprudenza" della Cassazione. Ad avviso dei supremi giudici, comunque, dal momento che è accertato il depistaggio delle indagini da parte di ufficiali dell'Aeronautica diventa anche "irrilevante ricercare la causa effettiva del disastro", e questo "nonostante la tesi del missile sparato da aereo ignoto, la cui presenza sulla rotta del velivolo Itavia non era stata impedita dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, risulti ormai consacrata pure nella giurisprudenza di questa Corte". Ora i due Ministeri torneranno sotto processo.
Ma ai soli fini "civili"; ovvero per quantificare "il danno" subito dai parenti delle vittime. I responsabili, come l'aereo, sono stati inghiottiti dal mare.
Fonte: contropiano.org
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