Grazie alla criticatissima Riforma Fornero l'Inps rispamierà oltre 80 miliardi tra il 2012 e il 2021, rispetto a quello che avrebbe dovuto spendere con la precedente normativa.
Una cifra notevole che, si legge del Rapporto dell'area attuariale dell'Inps, farà si che la spesa "subisca una notevole contrazione che nel 2019 sarà di oltre un punto di Pil", mentre i risparmi si azzereranno nel 2045.
Le proiezioni fino al 2050, contenute nel Rapporto, evidenziano come la Riforma Fornero sia quella che nel breve periodo da maggiori risparmi con un picco negativo della spesa per il 2019 (circa 8,6% del Pil).
La spesa prevista risale negli anni successivi rimanendo tuttavia saldamente inferiore a quelle che si avrebbe avuto con le normative precedenti ed è da questi risparmi che deriva quel tesoretto di 80 miliardi.
Nel rapporto si parla anche di pensioni di anzianità e vecchiaia con importi elevati (sono così considerate quelle 8 volte superiori al trattamento minimo, il che consiste in 3.963€/mese per il 2013). Si stima infatti che queste pensioni abbiano perso circa il 15% del loro valore negli ultimi 18 anni a causa dei mancati adeguamenti all'inflazione.
Non hanno invece subito penalizzazioni simili tutte quelle pensioni che hanno un valore fino a tre volte il trattamento minimo.
Tutto questo è valido per le cose così come stanno ora, è evidente infatti che eventuali modifiche per far fronte all'enorme problema degli esodati non potranno che influire sui minori costi previsti.
Una cifra notevole che, si legge del Rapporto dell'area attuariale dell'Inps, farà si che la spesa "subisca una notevole contrazione che nel 2019 sarà di oltre un punto di Pil", mentre i risparmi si azzereranno nel 2045.
Le proiezioni fino al 2050, contenute nel Rapporto, evidenziano come la Riforma Fornero sia quella che nel breve periodo da maggiori risparmi con un picco negativo della spesa per il 2019 (circa 8,6% del Pil).
La spesa prevista risale negli anni successivi rimanendo tuttavia saldamente inferiore a quelle che si avrebbe avuto con le normative precedenti ed è da questi risparmi che deriva quel tesoretto di 80 miliardi.
Nel rapporto si parla anche di pensioni di anzianità e vecchiaia con importi elevati (sono così considerate quelle 8 volte superiori al trattamento minimo, il che consiste in 3.963€/mese per il 2013). Si stima infatti che queste pensioni abbiano perso circa il 15% del loro valore negli ultimi 18 anni a causa dei mancati adeguamenti all'inflazione.
Non hanno invece subito penalizzazioni simili tutte quelle pensioni che hanno un valore fino a tre volte il trattamento minimo.
Tutto questo è valido per le cose così come stanno ora, è evidente infatti che eventuali modifiche per far fronte all'enorme problema degli esodati non potranno che influire sui minori costi previsti.
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